Storia

Cella Dati è un piccolo Comune al confine tra le Province di Mantova e Cremona, e inserito nell’area di confluenza tra i fiumi Oglio e Po, riportando tutte le caratteristiche di fascino e ricchezza paesaggistiche dovute alla vicinanza con i due fiumi, e alla presenza dei canali di bonifica con le loro alzaie, e beneficiando di un rinnovato interesse da parte di programmi di incentivazione turistica ed ambientale che la Comunità Europea attraverso lo stanziamento di fondi gestiti poi dagli enti locali, ha direzionato in questa zona. Fa inoltre parte del progetto “Vie d’acqua”, promosso dall’Assessorato al turismo della Provincia di Cremona, che riguarda la valorizzazione ambientale a fini ricettivi delle aste fluviali in territorio Cremonese. Il centro sorge sulla Via Giuseppina. Il toponimo contiene il riferimento ad una nobile famiglia originaria di Firenze che si era stabilita a Cremona intorno al 1220. la stessa famiglia, nel XVII secolo, ricevette il titolo marchionale sui feudi di Sospiro, Motta e appunto Cella.

Il borgo fu abitato già in epoca remota; agli inizi del nostro secolo vennero infatti ritrovati i resti di un insediamento risalente all’età del bronzo. Colonizzata dai romani e posto in seguito sotto la denominazione longobarda,fu posto sotto la giurisdizione dei vescovi di Cremona. Nel XII secolo diventò feudo del console di Cremona Tedrisio della Cella e con il titolo di Signoria fu concesso da Filippo IV di Spagna a Paolo Dati. Il borgo, come molti altri della zona, venne saccheggiato nell’anno 1647 dalle truppe francesi, modenesi e savoiarde dirette a Cremona. Il monumento di maggior rilievo è Villa Dati, attualmente di proprietà Comunale e sede del Municipio,all’interno del centro abitato costituisce un notevole punto di interesse, oltre che il fulcro architettonico per il territorio limitrofo.

La sua ampia dimensione, la presenza di un vasto e curato giardino, della cui antica estensione si può osservare il tracciato, e un importante apparato decorativo all’interno del Palazzo, rendono la villa e il suo spazio verde, un luogo che potrebbe essere il riferimento culturale di tutta l’area circostante, una volta restaurato. L’edificio denominato Villa Ugolani Dati, dal nome dei Marchesi che la fecero costruire, risale alla metà del XVII° secolo. Al termine di un viale alberato presenta una facciata con portico a cinque arcate compreso tra due corpi laterali simmetrici Il progetto della costruzione iniziata nel 1642, è attribuito all’architetto Cremonese Carlo Natali, detto il Guardolino. . Il figlio Giovan Battista, pittore allievo della scuola Romana di Pietro da Cortone, seguì probabilmente i lavori, e certamente è l’autore degli affreschi, che nel soffitto del grande salone d’entrata al primo piano ripetono “ il disegno ideato dal suo maestro per le decorazioni di Palazzo Pamphili di piazza Navona a Roma dal tema del consiglio degli Dei d’Olimpo, pedissequamente copiato, mentre nel volto unghiato del salone accanto egli ripeteva alcuni motivi dell’affresco del Trionfo della Divina Provvidenza dipinto del Berrettini nel salone di Palazzo Barberini, omettendo ovviamente sia le api che la tiara pontificale di papa Urbana VIII°, Maffeo Barberini, eletto nel 1624, nonché le virtù e le allegorie che li reggevano nell’affresco romano”.

Alla scuola di pittura e d’architettura di Pietro da Cortona Giovan Battista Natali potè dedicarsi allo studio dei palazzi e delle ville romane del cinquecento, da cui trasse ispirazione per gli impianti architettonici e le scelte stilistiche dei suoi progetti. La villa Dati, residenza estiva dell’omonima casata nobiliare, rivela un impianto architettonico usato anche in opere successive dal Natali: lo schema lineare con i volumi d’angolo avanzati rispetto al filo della facciata, la continuità nell’altezza, il portico centrale che conduce alla scala monumentale di collegamento al piano superiore e dà accesso alla scala di servizio posta sul retro dell’edificio. L’incorniciatura delle finestre, come altre caratteristiche compositive, rivelano riferimenti stilistici ai progetti del padre Carlo, anch’esso suo maestro di architettura e di pittura.

All’interno una balconata in legno collocata sulle facciate interne del primo piano, smussa con un andamento curvilineo le linee rigidamente ortogonali del volume a doppia altezza dell’ingresso, le cui pareti laterali portano due grandi paesaggi ottocenteschi attribuiti al Motta, mentre il soffitto è decorato da un affresco di Giovanni Battista Natali. L’atrio dello scalone e le sale del primo piano portano decorazioni nei soffitti e nelle pareti, risalenti alla riforma ottocentesca: sondaggi sulle medesime hanno portato in luce le sottostanti decorazioni più antiche, forse contemporanee alla costruzione della villa. L’edificio ha subito un esteso intervento di riforma nel 1849, voluto dalla nobile famiglia Albertoni allora proprietaria e di cui vi sono ampie testimonianze d’archivio e tracce evidenti nel trattamento stilistico della facciata.

Lo schema architettonico di Villa Dati verrà poi in gran parte ripreso dal natali nel progetto della villa Calciati – Crotti, di Persico Dosimo, edificato tra il 1678 e il 1681. Ancora oggi inoltre sono custodite nella sede del Comune all’interno della villa, importanti tele del Crivelli, celebre pittore vissuto nella prima metà del settecento, detto il Crivellino, che facevano parte dell’apparato decorativo creato per i Marchesi Dati e per la loro residenza estiva.